Regolamento Edilizio Unico: accordo raggiunto, 6 mesi per recepirlo

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La Conferenza Unificata ha raggiunto l’accordo sullo schema di Regolamento edilizio Unico, che in realtà è “tipo”, valido a livello nazionale. La discussione del ministero guidato da Graziano Delrio con i rappresentanti di Comuni e Regioni è partita a maggio, è stata lunga e non facile avviata a maggio del 2015 al tavolo presso.

L’accordo sottoscritto riguarda sicuramente le Regioni a statuto ordinario, ma è opzionale per quelle a statuto speciale.

Regolamento edilizio Unico: tempistiche

Le Regioni hanno sei mesi di tempo per recepire lo schema di regolamento con una propria legge o delibera. Dopo il recepimento regionale, gli enti locali avranno altri sei mesi per adottarlo.

In un anno il regolamento edilizio standard si trasformerà in realtà nei vari municipi d’Italia. Sarà quindi necessario un anno prima che il nuovo regolamento diventi operativo nelle municipalità modificando le procedure per cittadini, professionisti, tecnici della Pubblica Amministrazione e imprese.

Il termine di un anno rappresenta però un raggio di tempo minimo, poiché le Regioni hanno la facoltà, entro i sei mesi a disposizione, di intervenire per introdurre norme su materie di loro competenza (con impatto sull’attività edilizia comunale). E in questa occasione possono concedere ulteriore scadenza agli enti locali per adeguare i regolamenti edilizi.

Lo schema di regolamento edilizio tipo si compone di tre parti: lo schema guida per la redazione del regolamento più due allegati.

L’allegato A elenca le 42 definizioni standard “uniformi”, o meglio “tipo”, valide per tutti gli enti locali che adotteranno il Regolamento. È un vocabolario che definisce per esempio «superficie netta» e «superficie utile».

L’allegato B elenca 118 norme statali che hanno un impatto sull’edilizia: qualsiasi norma statale viene richiamata solo attraverso il rinvio a questo allegato. Finisce così la prassi che ha visto i Comuni accogliere nei loro regolamenti norme statali che magari venivano poi modificate dal legislatore statale.

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Poi c’è lo schema guida, che rappresenta una guida per la redazione, e ha la forma di un indice, che spetta al Comune riempire di contenuti.

Il regolamento in realtà non sarà unico, ma “tipo”: ogni Regione può aggiungere proprie norme e potrà, in via transitoria, modificare “le definizioni (uniformi) aventi incidenza sulle previsioni dimensionali” dei piani regolatori.
Regolamento edilizio Unico: non ci sono sanzioni

Se le Regioni recepiscono lo schema di regolamento, il comune è obbligato ad adottarlo. Se non lo fa, scaduti i sei mesi, le definizioni uniformi e le norme sovraordinate trovano applicazione diretta. Se invece le Regioni non si adeguano entro la loro scadenza, il comune può recepire il regolamento ma non è obbligato. Non sono previste sanzioni.
Regolamento edilizio Tipo e non Unico

In realtà, è più corretto chiamarlo Regolamento Edilizio Tipo e non Unico. Insomma, gli Enti locali dovranno attenersi al regolamento, ma ci sarà la possibilità di adattarlo alle proprie esigenze: per questo non viene più chiamato Regolamento edilizio unico ma Regolamento edilizio tipo.

In un primo momento per avere la massima semplificazione, il Governo aveva parlato di un Regolamento edilizio uguale in tutta Italia e con poche variazioni. Bisognerà perseguire gli obiettivi di semplificazione, igiene pubblica, estetica, incremento della sostenibilità ambientale, superamento delle barriere architettoniche e riqualificazione urbana.

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