Quale futuro digitale per l’Italia? La ricetta Red Hat

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L’Open Source è la scelta privilegiata per la PA italiana: Red Hat illustra vantaggi e strategie.
Il concetto di open source è sostanzialmente nato nella prima parte degli anni Novanta, quando iniziò a diventare popolare il sistema operativo Linux. Per diverso tempo, questi due elementi sono stati ritenuti sinonimi e ancora oggi, in parte, resta radicata una visione della tematica che, in questi termini, va ritenuta certamente riduttiva.
Non bastano certo un ambiente operativo, strumenti di sviluppo e qualche componente applicativa per avere a disposizione un’infrastruttura sulla quale creare e poi gestire tutti i processi di un’azienda.
Proprio per questo motivo Red Hat si è impegnata strenuamente, negli ultimi vent’anni, per costruire uno stack infrastrutturale completo, basato sulla piattaforma Linux (RHEL – Red Hat Enterprise Linux), ma corredato di tecnologie di virtualizzazione, gestione e monitoraggio di infrastrutture, strumenti per la realizzazione di Architetture Service-Oriented e Cloud, e poi servizi di supporto, formazione e consulenza.
Stack Infrastrutturale in grado di consentire la realizzazione di infrastrutture altamente automatizzate, orientate al business e in grado di fornire alle aziende l’”elasticità” necessaria per operare con flessibilità anche in condizioni di business caratterizzate da grande variabilità.

La completezza è uno degli elementi-chiave che ha contribuito al successo della società, facendone un punto di riferimento per tutte le aziende impegnate a far evolvere il software di sistema del proprio data center in direzione dell’apertura, della flessibilità e dell’ottimizzazione, coniugando innovazione e contenimento dei costi.
Tenendo sempre presenti questi principi, Red Hat ha seguito le evoluzioni tecnologiche del mercato, accompagnando i clienti nell’implementazione delle strategie di virtualizzazione e, più di recente, di migrazione verso il Cloud Computing.
La Red Hat Cloud Infrastructure si propone proprio di offrire gli elementi fondativi per costruire e gestire cloud “ibridi” in logica Infrastructure-as-a-Service (IaaS), utilizzando prodotti aperti, interoperabili e di facile gestione come Red Hat Enterprise Linux OpenStack Platform, Red Hat Enterprise Virtualization e Red Hat CloudForms.
Se i primi due supportano la costruzione di ambienti infrastrutturali cloud aperti e virtualizzati, CloudForms completa l’offering con funzionalità di monitoraggio, chargeback, governance e orchestrazione tra cloud privati, pubblici e ibridi.
OpenShift rappresenta invece la soluzione PaaS (Platform-as-a-Service) di Red Hat, contenente diverse tecnologie e frameworks open source che gli sviluppatori possono utilizzare, sia on-premise che online, per velocizzare e standardizzare i processi di realizzazione, test, rilascio e gestione di applicazioni in ambito cloud.
Su queste basi, Red Hat ha costruito il paradigma dell’Open Hybrid Cloud, che permette di disegnare blueprint infrastrutturali e applicative in maniera “agnostica” rispetto alla piattaforma sottostante. La gestione di ambienti di virtualizzazione eterogenei consente di far leva sugli investimenti già effettuati anche su piattaforme di virtualizzazione non aperte, affiancando uno stack open source, che mantenga un unico strumento di gestione anche per il passaggio al cloud, eliminando i vincoli a qualunque tecnologia sottostante.
Un riconoscimento concreto del valore espresso dal modello di sviluppo Open Source, del quale Red Hat è, fin dalla sua nascita, un convinto sostenitore, è rappresentato dell’azione del legislatore che ha chiarito come la strada dell’Open Source sia la scelta da privilegiarsi per la PA italiana, conformandosi così ad una tendenza ormai in atto in numerosi altri Paesi.

In questo scenario sono state elaborate una serie di indicazioni, contenute nel Codice per l’Agenzia Digitale, che hanno messo le basi al concetto di “Open by Default”, ossia all’obbligatorietà da parte delle entità appartenenti alla PA italiana di favorire soluzioni Open Source a soluzioni commerciali, come indicato dall’Articolo 68, comma1.

A questo si aggiunge il vincolo di scegliere soluzioni che consentano di lavorare con Formati Aperti, come indicato dall’Articolo 68, comma3.

Da sottolineare inoltre la novità introdotta dall’emendamento del Senato al Decreto del Fare, che sancisce la necessità di acquisire prioritariamente prodotti Open Source rispetto ai prodotti commerciali, come indicato dall’Art. 13-bis del decreto al comma 2, che specifica: “Qualora vi siano prodotti Open Source che non comportino oneri di spesa, il ricorso ai medesimi prodotti deve essere ritenuto prioritario”.

Quale ulteriore agevolazione al processo di adozione delle Tecnologie Open Source nella PA , a Dicembre 2013 sono state definite dall’Agenzia per l’Italia Digitale, attraverso la Circolare n. 63/2013, le Linee Guida per la Valutazione Comparativa prevista dall’art. 68 del D.Lgs. 7 marzo 2005 n. 82 “Codice dell’Amministrazione Digitale” che chiariscono in base a quali principi le Pubbliche Amministrazioni dovranno preferire soluzioni di tipo open source rispetto a quelle proprietarie, salvo condizioni di impossibilità che dovranno comunque essere motivate.

I ruolo di Red Hat come partner ideale per l’evoluzione della PA

In questo scenario si vanno delineando alcune iniziative concrete mirate ad ammodernare le infrastrutture informatiche attraverso le quali la Pubblica Amministrazione gestisce i propri servizi ai Cittadini ed alle Imprese.

Sui servizi di cloud computing si sta puntando per costruire il futuro tecnologico degli Enti Pubblici, come dimostrato dall’attività dell’Agenzia Digitale e da una recente iniziativa di Consip che, a fine 2013, ha pubblicato i termini di un’importante gara per la razionalizzazione dei sistemi informativi delle PA sia a livello centrale che locale, puntando a ottenere 3 miliardi di euro di risparmi proprio grazie all’erogazione di servizi IT in modalità cloud.

La gara mira a definire un contratto-quadro per la distribuzione di tecnologie e applicazioni legate alle infrastrutture informatiche, alle piattaforme digitali per la fornitura di servizi a cittadini e imprese, all’interoperabilità per i dati e la cooperazione applicativa, aumentando al contempo la sicurezza dei sistemi gestionali pubblici.

Tutto questo si affiancherà ai data center pubblici di eccellenza e a quelli regionali già esistenti, che potranno a loro volta avvalersi del cloud per gestire picchi elaborativi o per altre esigenze gestionali.

Quattro sono i lotti nei quali è suddivisa la gara, che ha un valore complessivo di poco inferiore ai 2 miliardi di euro su una durata di cinque anni. Nel primo lotto sono compresi tutti i tipi di servizi cloud, da quelli IaaS per la fruizione di risorse remote virtuali a quelli PaaS (Platform-as-a-Service) per l’erogazione alle PA di servizi middleware per lo sviluppo, test e messa in opera delle applicazioni, per arrivare al Software-as-a-Service per l’utilizzo di applicazioni legate alla gestione e conservazione dei documenti, alla collaborazione, alla produttività individuale, alla comunicazione unificata e all’analisi dei dati. Gli altri lotti riguardano la gestione delle identità digitali e della sicurezza applicativa, l’interoperabilità dei dati e la realizzazione di portali e servizi online.

Alla luce delle caratteristiche e dei requisiti richiesti da Consip e da quanto ribadito dalla Circolare n. 63/2013, Red Hat si propone a buon titolo come partner ideale per il supporto allo sviluppo dei servizi in modalità cloud descritti nel bando di gara.

Infatti la logica dell’Open Hybrid Cloud descritta nella prima parte di questo articolo, realizzabile per mezzo dell’implementazione integrale di Red Hat Cloud Infrastructure e OpenShift (o sfruttando anche solo alcuni dei loro componenti), soddisfa appieno le esigenze di implementazione di una piattaforma completa di erogazione dei servizi in ambiente aperto, con le caratteristiche di flessibilità e integrazione con quanto già esistente, in base a quanto descritto nel bando di gara.

Red Hat Enterprise Linux, che funge da base di molte soluzioni Red Hat, si presenta come l’ambiente ideale per la garanzia di sicurezza richiesta da quanto delineato nel secondo lotto, mentre le tecnologie di integrazione proposte con il middleware JBoss (Enterprise Application Platform, BRMS, BPM, Fuse, Data Grid) offrono gli strumenti più efficaci per favorire la realizzazione di Service-Oriented Architectures, l’interoperabilità e lo scambio di dati fra Pubbliche Amministrazioni, nonché per lo sviluppo di soluzioni di content management e di portali riassunti nei due lotti rimanenti.

In combinazione con i partner che offrono sistemi, applicazioni e erogazione materiale dei servizi cloud, Red Hat è quindi in grado quindi di fornire l’infrastruttura completa necessaria all’evoluzione della Pubblica Amministrazione italiana in direzione della maggior efficienza ed innovazione, coniugate al risparmio di costi e risorse utilizzate.

Ma, “mutatis mutandis”, la stessa logica si applica a tutte le aziende che oggi presentano analoghe esigenze e possono trarre vantaggio dal supporto di un interlocutore unico, ma che non per questo obbliga il cliente ad acquisire tecnologie “chiuse”, per lo sviluppo di tutte le componenti infrastrutturali necessarie per implementare un processo di modernizzazione dei sistemi informativi in direzione del cloud computing e degli ambienti aperti.

guida al software open source per la pubblica amministrazione

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