I comuni al centro delle polemiche sulla Legge di Stabilità e il ruolo di Renzi

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Da sempre la legge annuale di bilancio è terreno di contesa tra lo stato centrale e gli enti locali, ma quest’anno il tema delle finanze per i comuni è al centro, non solo della partita economica, ma anche del dibattito politico.
Subito il ricatto mediatico di Berlusconi sull’IMU il governo si è costretto a raschiare tutti i possibili barili per rimediare al danno fatto.
L’ultima trovata della punizione degli enti che ostacolano le slot machine e il loro perverso meccanismo di perdizione per i cittadini e di salvezza per i conti pubblici (come se poi le spese di cura sociale che le ludopatie producono non si pagassero anch’esse con moneta sonante) è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso e ha fornito a Renzi l’occasione, che cercava, per mettere in chiaro – anche sulla Legge di Stabilità – il segno della sua nuova centralità politica (sostituendosi così, di fatto, a Berlusconi – oltre che nei sondaggi – anche nel ruolo di salvatore dei diritti dei cittadini nei confronti di un governo cinico, baro e schiavo dei ricatti teutonici).
A nulla ora valgono i tentativi di compromesso già in atto per rimediare affidando alla concertazione stato-enti locali la dislocazione dei permessi per le macchinette mangia soldi. Si è già dimostrato con l’infausta e confusa riforma del titolo V° che la concertazione non funziona ed è qui che si delinea un’altra grande chance per il salvatore Renzi: riformare davvero il rapporto centro-periferia con un disegno organico di redistribuzione dei poteri partendo dal concetto fondativo della democrazia “no representation without taxation” e quindi, in pratica, i soldi dei cittadini in cambio della gestione dei servizi direttamente lì dove i servizi vengono forniti.
Questo significherà mettere mano anche all’enorme proliferare dei centri di spesa partendo dalle regioni e continuando con le municipalizzate (vedi la pochade alla Camera sulla questione ACEA-debiti di Roma).
Il momento è questo altrimenti resteremo con un pugno di mosche distribuite a pioggia che non produrrà nessun taglio del cuneo fiscale con annullamento del positivo shock sui consumi necessario in tempi di deflazione (shock di cui beneficerebbero in primis le tante partite iva oggi in grande sofferenza).
In poche parole: spostare la tassazione dalle regioni a grandi aggregati di comuni che sono i reali dispensatori dei servizi al cittadino ottenendo il duplice obiettivo di ridurre le spese razionalizzandole e liberare così risorse per un positivo shock sui consumi.

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