Le tasse della Chiesa: Esenti da Imu e Tasi le cliniche convenzionate e quasi tutte le scuole

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Arriva il decreto del Tesoro. Ecco i criteri in base ai quali istituti scolastici e universitari, case di cura, alberghi e attività sportive della Chiesa saranno o non saranno tassati. Molto dipenderà dalle cosiddette “tariffe simboliche”
Scuole paritarie e cliniche convenzionate con il sistema sanitario nazionale sono di fatto esentate dal pagamento di Imu e Tasi. E con ogni probabilità in modo ben più ampio di quanto avviene ora, specie per le scuole. La vicenda “Imu Chiesa” dopo ben due anni dal decreto Monti – quello che introdusse l’uso misto degli edifici di proprietà degli enti non commerciali (con le sole porzioni adibite ad attività di lucro soggette al pagamento dell’imposta) – arriva dunque ad una fine. Sancita ora, al terzo esecutivo dopo Monti e Letta, dall’atteso decreto del ministero dell’Economia firmato da Padoan il 26 giugno. Che rimanda al nuovo modello di dichiarazione Imu-Tasi per gli “Enc” (enti non commerciali) di color violetto e alle relative “Istruzioni”. Laddove si assegna, per le scuole, un parametro di retta annuale al di sotto del quale l’istituto è esentato dalle tasse. Un parametro assai generoso, dai 5.700 ai circa 7 mila euro l’anno. In grado di escludere anche chi fin qui pagava. Per gli ospedali basta l’accreditamento pubblico. Più difficile sfuggire al fisco per alberghi e bed&breakfast. Dimezzate anche le sanzioni per chi non ottempera, fino a 258 euro (in base alla vecchia legge Ici e non a quella Tasi). Il termine per presentare le dichiarazioni relative al 2013 e 2012 (anni in cui non si è di fatto versato nulla) è il 30 settembre.
SCUOLA – Rette sotto 6-7mila euro e la tassa non si paga. Gli “importi simbolici” previsti dal governo Monti per essere esentati dall’Imu diventano con il governo Renzi “Cms”, il costo medio per studente a carico dello Stato italiano (al lordo di spese per l’edilizia e di trasporto), pubblicato sul sito del Miur, il ministero dell’istruzione, e parametro Ocse. Ebbene questo Cms è così fissato per quest’anno: scuola dell’infanzia 5.739 euro, scuola primaria 6.634 euro, istruzione secondaria di primo grado 6.836 euro, istruzione secondaria di secondo grado 6.914 euro. Tutti gli istituti che hanno rette inferiori o uguali a queste non pagano né Imu né Tasi. Per paradosso, il prestigioso Istituto Massimo di Roma, gestito dai gesuiti (e frequentato da “vip”, come Draghi, Montezemolo, Rutelli), che sin qui ha sempre pagato l’Imu, potrebbe non farlo più. In almeno due fasce è sotto il tetto (infanzia e primaria). D’ora in poi il Cms sarà confrontato con il Cm, il corrispettivo medio incassato dagli istituti privati (già foraggiati dallo Stato per 500 milioni annui). Anche le università non statali riconosciute saranno Imu esenti se con retta sotto o pari a 7 mila euro l’anno.

SANITA’ – Se lavora con lo Stato sfugge a Equitalia. Ancora più lineare la situazione per le attività sanitarie e assistenziali. Purché convenzionate con il sistema sanitario nazionale. In questo settore dunque l’esenzione da Imu e Tasi scatta a prescindere dalla tariffe imposte ai pazienti (assai salate, specie in certe cliniche). Ma è legata esclusivamente all’accreditamento pubblico. Se la struttura ne è provvista (e lo è la quasi totalità), l’imposta sugli immobili e la tariffa per i servizi non sono dovute. Perché a quel punto la sua attività, si legge nelle istruzioni del ministero dell’Economia, diventa “complementare o integrativa rispetto al settore pubblico”. Un prolungamento, dunque. Chi non è accreditato, potrà schivare le tasse sugli immobili solo se presta servizi a titolo gratuito o “dietro versamento di corrispettivi di importi simbolico e comunque non superiore alla metà dei corrispettivi medi previsti per analoghe attività svolte con modalità concorrenziali nello stesso ambito territoriale”. Con tutto quello che questa dizione contorta e difficilmente traducibile in numeri e parametri possa voler dire.

TURISMO – E gli affittacamere i soli a piegarsi al fisco. Complicato non pagare Imu e Tasi se si gestisce un albergo, un ostello, un bed&breakfast. Per il settore ricettivo il decreto del governo non promette molte scappatoie. Tutte le attività ricomprese nell’articolo 9 del codice del turismo dovranno pagare le tasse sugli immobili e i servizi. E dunque, oltre alle strutture già citate, anche motel, villaggi-albergo, residenze turistico-alberghiere, gli alberghi diffusi, le residenze d’epoca alberghiere, le residenze della salute, dunque le beauty farm. E tutte le altre strutture “turistico-ricettive” che presentano elementi collegabili a queste elencate. Cosa resta fuori? Gli spazi organizzati “non in forma imprenditoriale”. Potrebbero dunque essere esenti le stanze affittate nei conventi o collegi. Ma solo se discontinue nell’apertura, dunque con attività ricettiva che non copre l’intero anno solare. E solo se aperte all’accoglienza di “destinatari propri delle attività istituzionali”, dunque alunni e famiglie degli istituti scolastici, iscritti a catechismo, appartenenti alla parrocchia, membri di associazioni, e tutti coloro desiderosi di compiere ritiri spirituali.

SPORT E CULTURA – Per musei e palestre supersconto assicurato. Per le attività culturali, ricreative e sportive il regolamento del ministero dell’Economia non si esibisce in nuovi astrusi parametri, ma preferisce lasciare i criteri (confusi) già previsti da precedenti decreti. Dunque per musei, pinacoteche, cinema, teatri, circoli ricreativi, vale il compenso “simbolico” e “non commisurato al costo del servizio” e con un “limite della metà del prezzo medio, fissato per le stesse attività svolte nello stesso ambito territoriale con modalità concorrenziali”. Chi controlla la “simbolicità” del biglietto, così farraginosamente descritta? Il Comune, in sede di verifica delle dichiarazioni e dei versamenti effettuati dagli enti non profit (chiesa cattolica, ma anche altre confessioni religiose, sindacati, partiti politici, circoli Arci, per fare degli esempi). Dunque, “non potendosi effettuare in astratto una definizione di corrispettivo simbolico”, scrive il ministero, ci penserà il sindaco. Nel caso specifico delle attività sportive, la precondizione imprescindibile per l’esenzione da Imu-Tasi è il riconoscimento da parte del Coni. A parte questo, i criteri sono gli stessi.

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