Legge Delega Appalti, via libera definitivo dal Senato

Le novità e il testo finale

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La Commissione ministeriale ha già predisposto una prima bozza del decreto di attuazione della delega.
Con 170 voti favorevoli, 30 contrari e 40 astenuti, l’Assemblea del Senato ha approvato in via definitiva il disegno di legge delega – IN ALLEGATO IL TESTO DEFINITIVO – per il recepimento delle direttive europee su appalti e concessioni, nonché per il riordino della disciplina vigente in materia, già approvato dal Senato e modificato dalla Camera dei deputati.

Ieri l’Aula di Palazzo Madama ha respinto tutti gli emendamenti. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Graziano Del Rio, ha ricordato che gli appalti pubblici valgono il 15% del Pil e si è detto convinto che la revisione del codice degli appalti darà un contributo allo sviluppo economico e alla credibilità dell’Italia.

“Con il nuovo Codice degli Appalti si attua finalmente una svolta nel settore dei lavori Pubblici che premia la qualità e la centralità della progettazione”, commenta il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori Paesaggisti e Conservatori. “Siamo molto soddisfatti – aggiunge il Cnappc – che nel testo siano state recepite tutta una serie di proposte e suggerimenti degli architetti italiani che da tempo si battono per riportare i lavori pubblici al rispetto di quei principi di semplificazione, legalità e certezza nella esecuzione fino ad oggi perduti, spesso a causa di norme sbagliate. Vanno sottolineati con favore alcuni dei più rilevanti punti della nuova legge: il superamento della vecchia Legge Obiettivo; il principio che le gare vengono aggiudicate sulla base di criteri di qualità del progetto con il superamento del principio del massimo ribasso; l’introduzione del débat public volto a rendere tutti i cittadini partecipi di un’opera pubblica; e, ancora, il trasferimento dell’incentivo del 2 per cento per i dipendenti della pubblica amministrazione dalla progettazione delle opere alla fase di programmazione e predisposizione delle gare ed a quella di controllo, con la previsione di sanzioni in caso di mancati controlli e inadempimenti”.

“Ora ci aspettiamo – conclude il Consiglio nazionale degli architetti – che si predispongano al più presto le conseguenti norme chiare e semplici in modo che il nuovo Codice sia al più presto operativo”.

“Con questa legge – sottolinea il presidente Oice Patrizia Lotti – il Paese fa un gran salto in avanti verso la modernizzazione della normativa sugli appalti, nel senso da noi da tempo auspicato, affidando al progetto e al progettista un ruolo centrale. Da qui si è partiti con il disegno di legge governativo e il Parlamento, con un imponente lavoro di miglioramento, lo ha confermato e rafforzato attraverso importanti scelte che l’OICE chiede da anni. Finalmente oggi diventa legge l’eliminazione dell’incentivo del due per cento per i progettisti interni alla P.A., la limitazione dell’appalto integrato, il divieto di affidamento degli incarichi al prezzo più basso, la limitazione delle varianti e il rilancio della funzione di verifica dei progetti”.

“Avevamo da subito affermato – ricorda Lotti – che l’occasione del recepimento delle direttive europee e della riforma del codice appalti andava colta per dare un colpo deciso alla corruzione attraverso una maggiore trasparenza delle procedure e un rafforzamento dei poteri dell’Anac e tutto questo lo ritroviamo ben calibrato nei settanta criteri direttivi della legge delega. In particolare, il ruolo centrale affidato all’Autorità nazionale anticorruzione, che terrà l’albo dei commissari di gara e giocherà un ruolo decisivo sia per la messa a punto di bandi e contratti-tipo, sia per la vigilanza sulla esecuzione dei contratti, rappresenta una garanzia per tutti gli operatori del settore in termini di trasparenza e lotta alla corruzione”.

“Adesso – aggiunge il presidente dell’Oice – il lavoro più difficile è in capo alla commissione ministeriale che dovrà attuare la delega”.

La legge delega il Governo ad adottare, entro il 18 aprile 2016, un decreto legislativo per l’attuazione delle direttive 2014/23/UE, 2014/24/UE e 2014/25/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 febbraio 2014, rispettivamente sull’aggiudicazione dei contratti di concessione, sugli appalti pubblici e sulle procedure d’appalto degli enti erogatori nei settori dell’acqua, dell’energia, dei trasporti e dei servizi postali, nonché, entro il 31 luglio 2016, un decreto legislativo per il riordino complessivo della disciplina vigente in materia di contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture, ferma restando la facoltà per il Governo di adottare entro il 18 aprile 2016 un unico decreto legislativo, nel rispetto dei princìpi e criteri direttivi generali e di una serie di princìpi e criteri direttivi specifici, tenendo conto delle migliori pratiche adottate in altri Paesi dell’Unione europea.

Prima di Natale il viceministro alle Infrastrutture e Trasporti, Riccardo Nencini, ha confermato l’intenzione del Governo di adottare un unico decreto legislativo entro la scadenza del 18 aprile 2016, “anche al fine di assicurare la piena compatibilità tra la legislazione nazionale e quella dell’Ue”.

Tra i criteri della delega: la razionalizzazione del quadro normativo a fini di semplificazione dei procedimenti; la trasparenza e pubblicità delle procedure di gara; la riduzione degli oneri documentali a carico dei soggetti partecipanti; il contenimento dei tempi e la piena verificabilità dei flussi finanziari; la razionalizzazione ed estensione delle forme di partenariato pubblico privato; la revisione del sistema di qualificazione degli operatori economici; la razionalizzazione dei metodi di risoluzione delle controversie alternativi al rimedio giurisdizionale, anche in materia di esecuzione del contratto; il miglioramento delle condizioni di accesso, per le piccole e medie imprese e le imprese di nuova costituzione, al mercato degli appalti pubblici e delle concessioni; l’individuazione di modalità volte a garantire i livelli minimi di concorrenzialità, trasparenza e parità di trattamento; la trasparenza nella eventuale partecipazione dei portatori qualificati di interessi ai processi decisionali finalizzati alla programmazione e all’aggiudicazione di appalti pubblici e concessioni.

Nella prima lettura in Senato sono stati introdotti ulteriori criteri direttivi: la sostituzione del criterio del massimo ribasso con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, anche nei servizi ad alta intensità di manodopera; la valorizzazione di esigenze di sostenibilità ambientale e di clausole sociali; la previsione di forme di dibattito pubblico nei territori interessati da opere infrastrutturali che hanno impatto sull’ambiente; la valorizzazione della fase progettuale e il contenimento delle varianti in corso d’opera; il rafforzamento dei poteri di vigilanza e indirizzo dell’Autorità nazionale anticorruzione (ANAC), che elaborerà contratti-tipo e bandi-tipo e istituirà un albo nazionale dei commissari di gara; l’istituzione, presso il Ministero delle infrastrutture, di un albo nazionale per il ruolo di responsabile dei lavori; l’affidamento delle concessioni mediante procedura ad evidenza pubblica, con una disciplina transitoria per le concessioni autostradali.

Numerose le modifiche introdotte alla Camera, che ha ulteriormente precisato i criteri della delega, introducendo il coordinamento con le disposizioni in materia di tutela ambientale, il riferimento al costo del ciclo di vita nella valutazione dell’offerta economicamente più vantaggiosa, la previsione di specifiche tecniche per assicurare l’accessibilità delle persone con disabilità, la previsione di una disciplina ad hoc per i contratti di importo inferiore alle soglie di rilevanza comunitaria, la previsione di una specifica disciplina per i contratti segretati, l’individuazione dei contratti esclusi dall’ambito di applicazione delle direttive europee, la previsione di sanzioni in caso di omessa o tradiva denuncia all’ANAC di richieste estorsive e corruttive, la pubblicità di avvisi e bandi di gara esclusivamente con strumenti informatici, la previsione di sanzioni per le stazioni appaltanti che omettono o tardano a comunicare le varianti in corso d’opera, il richiamo al rispetto del referendum abrogativo del giugno 2011 per le concessioni del settore idrico, l’espresso superamento della legge obiettivo.

La Camera, inoltre, ha ampliato le deroghe al principio di affidamento con gara ad evidenza pubblica: in materia di concessioni di lavori e servizi pubblici l’obbligo di affidamento con gara riguarda l’80 per cento, per il 20 per cento vi è la possibilità dell’affidamento in house.

Il relatore sen. Stefano Esposito (PD) ha espresso perplessità sulla riscrittura della norma relativa alla centralizzazione delle committenze, che rischia di moltiplicare il numero delle stazioni appaltanti: il testo, per quanto riguarda i comuni non capoluogo di provincia, pone ora l’obbligo di ricercare forme di aggregazione o di centralizzazione delle committenze a livello di unioni di comuni o comunque in ambito subprovinciale.

Nel frattempo la Commissione ministeriale ha predisposto la bozza del decreto di attuazione della delega. Per quanto riguarda le norme di dettaglio, è previsto il rinvio alle Linee guida del Ministero delle Infrastrutture e dell’Autorità nazionale anticorruzione, in particolare per i contratti di importanza nazionale.

Tra le misure contenute nella bozza del provvedimento attuativo: la digitalizzazione delle procedure d’appalto; il sorteggio per la scelta dei commissari di gara (successivamente alla scadenza del termine per le offerte) e per individuare i metodi per la determinazione dell’anomalia delle offerte; significative restrizioni al prezzo più basso; possibilità di affidare le attività di committenza ausiliaria a terzi; per le costruzioni e le infrastrutture obbligo – entro il 2017 – di utilizzo dei metodi e strumenti di modellazione elettronica e informativa.

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