Nella delega Madia spunta il ponte triennale per i segretari

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L’abolizione dei segretari comunali e provinciali scatterà di fatto solo fra tre anni anche se formalmente i 3.669 dirigenti in questione confluiranno subito nel nuovo ruolo unico degli enti locali. È questo il «punto di equilibrio» trovato ieri in Commissione Affari costituzionali e che ha acceso la luce verde all’emendamento riformulato dal relatore Giorgio Pagliari (Pd), che sarà votato tra oggi e domani. Ieri invece i senatori hanno approvato una correzione proposta da Linda Lanzillotta (Pd) che cancella i bonus per chi, con una diretta collaborazione presso un organo politico, decidesse di partecipare a un concorso.
La seduta di ieri è durata poco per un imprevisto che ha riguardato uno dei componenti della Commissione prima, così solo oggi si entrerà nel vivo delle votazioni sugli ultimi articolo del ddl delega Pa. Un leggero allungamento dei tempo che potrebbe far slittare a domani il voto finale sull’articolato. Resta comunque confermato l’obiettivo di avviare l’esame del testo in aula il 31 marzo.
«Sui segretari comunali c’è stata un’ampia discussione e il relatore» ha presentato «la riformulazione» di una proposta la quale «scinde tra la figura del segretario comunale, che viene abolita confluendo nel ruolo unico della dirigenza, e le sue funzioni di legalità amministrativa, che invece vengono mantenute» ha spiegato il ministro della Semplificazione e della Pa, Marianna Madia.
In pratica nulla cambia nell’immediato. I segretari, il cui Albo viene cancellato, continueranno a svolgere la loro triplice funzione per le amministrazioni di appartenenze: attuazione dell’indirizzo politico, coordinamento dell’attività amministrativa e controllo di legalità dell’azione amministrativa, compresa l’attività di rogito per la quale sono stati cancellati i vecchi compensi. Una sorta di “soluzione ponte” come ha spiegato il relatore, Giorgio Pagliari: «in sede di prima applicazione, per tre anni, le funzioni in questione verranno affidate ai dirigenti del ruolo unico provenienti dall’albo dei segretari comunali».

Altri nodi da sciogliere
L’emendamento, in cui si conferma che la soluzione non dovrà comportare nuovi oneri per la finanza pubblica, consente ai comuni capoluogo di provincia e a quelli con un popolazione superiore ai 100mila abitanti, di reclutare il dirigente-segretario anche fuori dal ruolo unico, «perché in possesso di adeguati requisiti culturali e professionali».
Tra i nodi che restano da sciogliere oggi c’è quello delle Camere di commercio, il cui riordino è previsto all’articolo 9 dell ddl. L’emendamento originale del relatore prevede una riduzione degli enti attuali da 105 a 60 con un soglia dimensionale minima di 80mila imprese locali iscritte nel registro delle imprese. Ma la discussione è aperta tra le diverse forze politiche per fissare soglie più elevate e consentire la permanenza di enti camerali in aree urbane maggiori, anche se dal ministero per lo Sviluppo economico, che dovrà attuare la delega in questione, arriva un «no» all’aumento delle circoscrizioni. Possibili deroghe a questi vincoli potrebbero essere presi in esame nella seconda lettura alla Camera.
Altro nodo che oggi arriva al pettine è quello delle società partecipate (articolo 15). L’orientamento resta quello di non procedere con la norma salva sindaci e confermare il ripristino della responsabilità degli amministratori. Verrà rinviato a una decisione dell’Aula, infine, il nodo del riordino della Guardia forestale, intervento sul quale ieri sono nuovamente scesi in campo i sindacati. In una nota siglata da organizzazioni che rappresentano oltre il 70% dei personale si è fatto ieri notare come «stia prevalendo la logica della scorciatoia mediatica attraverso l’inutile quanto dannoso accorpamento dell’unica forza di polizia specializzata nella sicurezza ambientale ed agroalimentare, che metterà a rischio l’economia di importanti settori produttivi del nostro Paese ed il benessere dei cittadini».

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