Concedevano spazi espositivi a prezzi stracciati, pagano Sindaco e Dirigente

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La Corte dei Conti ha valutato assolutamente iniqua la somma pattuita per l’affitto del Palazzetto dello Sport condannando i responsabili alla refusione delle perdite subite dal Comune.

Palazzetto dello Sport concesso tra il 2009 e il 2011 in affitto a condizioni inique con una danno di Euro 68.861,72 per il Comune di Forte dei Marmi. La somma dovrà essere risarcita per il 60% da una dirigente e per il 40% dal Sindaco.

La Corte dei Conti, sezione giurisdizionale per la Toscana, ha infatti condannato il primo cittadino e il dirigente sottoposto, al danno causato alle casse comunali per la gestione poco accorta delle aree pubbliche.

La dirigente ricopriva un ruolo preciso e determinate: orientava le scelte del Comune in ordine alle tariffe d’affitto da applicare e concedeva, a condizioni svantaggiose per l’ente locale, gli spazi del Palazzetto dello Sport. I canoni di affitto delle superfici messe a disposizione, non comportavano alcun utilità al Comune ma determinavano cospicue perdite. Questa condotta è stata ritenuta dai giudici responsabile a titolo di colpa grave; la dirigente era a piena conoscenza del danno che stava causando e avrebbe dovuto cercare soluzioni conformi alle regole della buona amministrazione, interrompendo le trattative, per esempio, garantendo così condizioni più eque.

Il ruolo apicale “politico” ricoperto dal sindaco non e’ bastato per escludere la sua responsabilità in quanto la Corte ha ritenuto gravemente colposa la sua condotta per aver omesso qualsivoglia controllo, anche superficiale, sulla gestione degli spazi del Palazzetto dello Sport. Per il giudice contabile il Primo cittadino, infatti, poteva vigilare con diligenza sull’iniziativa e non l’ha fatto nonostante fisse destinatario diretto delle richieste di affitto, ne conosceva le trattative, i soggetti coinvolti e gli effetti che avrebbero provocato sul bilancio.

La Corte dei Conti ha accertato come le condotte fossero solo formalmente conformi alla normativa, ma con essa sostanzialmente contrastanti perché irrazionali. La scelta, di destinare gli spazi espositivi senza percepire alcuna utilità da parte del Comune è del tutto fuori da ogni logica dell’azione amministrativa.

L’intera gestione delle trattative, sottolinea la Corte dei Conti, si è rivelata dannosa e poca accorta poiché non ispirata a criteri di economicità, di convenienza e di buona amministrazione, permettendo che la finanza comunale subisse passività prive di alcuna reale giustificazione. Le condotte gravemente colpose dei due convenuti devono ritenersi particolarmente censurabili poiché ripetute nel tempo. Pur conoscendo esattamente delle spese cui doveva farsi carico il Comune per l’allestimento, si era proceduto comunque, con leggerezza e poco acume, a concedere sconti sulle tariffe previamente fissate e deliberate, che avrebbe dovuto tutelare le ragioni dell’erario e non quelle dei privati concessionari.

Come dimostrato dalla Procura, le forti perdite conseguenti alle spese per allestimento e condizionamento di tali spazi, non hanno trovato copertura con i canoni di affitto versati dagli aggiudicatari, peggiorando solo le casse del Comune.

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