Il caso e la necessita': a proposito di cattiva gestione e corruzione

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IL CASO
“In Sicilia, e solo in Sicilia, si può diventare Direttore di un Parco Archeologico senza saper distinguere un capitello dorico da una volta a crociera, Direttore di un Museo Archeologico pur non essendo in grado di assegnare un cratere attico all’ età greca piuttosto che a quella normanna, Responsabile di una Unità Operativa storico-artistica di una Soprintendenza pur non essendo in grado di distinguere un Caravaggio da un Guttuso. Inseriti nel cosiddetto ruolo unico della dirigenza, i dirigenti siciliani transitano da un Assessorato all’ altro e possono quindi trovarsi a dirigere una Unità Operativa di una importante biblioteca regionale grazie all’ esperienza acquisita alla Motorizzazione civile o all’ Azienda Foreste Demaniali.”

«Il sistema Protezione civile, la deroga totale per ogni gara pubblica, nasce con il Giubileo del Duemila: l’ incontro fra il sindaco di Roma Francesco Rutelli, il provveditore alle Opere pubbliche del Lazio Angelo Balducci e il capo della Protezione civile Guido Bertolaso. Allestiscono una macchina per costruire opere in un paese bloccato, ma nel corso delle stagioni le missioni diventano un sistema di arricchimento personale. Sfruttato a sinistra e a destra. L’ ho visto con i miei occhi, l’ ho vissuto dall’ interno: una montagna di denaro pubblico per dieci stagioni è stata messa a bilancio per realizzare auditorium, stadi, caserme, svincoli e in percentuale è stata poi trasferita a ministri, sottosegretari, parlamentari, magistrati, funzionari della Protezione, dirigenti delle Opere pubbliche. Nessuna istituzione, nessun partito, tutto ad personam».

LA NECESSITA’
Queste due denunce odierne ci consegnano un quadro degli enti locali (e non solo) che in epoca di tagli e di spending review non è più né concepibile né tollerabile.
Ci sono stati aggiustamenti normativi sugli appalti per cercare di rendere più difficili queste storture, per converso ci sono i rischi che l’effetto benefico delle semplificazioni previste da un’altra riforma normativa vengano usate per rendere meno stringenti i controlli. Da tutto questo contesto appare chiaro che non è possibile diminuire in maniera rilevante il malcostume solo per via normativa o giudiziaria. Occorre cambiare sia il quadro politico/istituzionale a tutti i livelli sia la mentalità dei cittadini/elettori che spesso, mirando alla sola tutela di loro interessi particolari, non hanno scelto amministratori all’altezza del compito e soprattutto integerrimi.

P.S.
A riprova di quanto sopra a proposito della NECESSITA’ di un cambio di quadro istituzionale la significativa performance del prefetto di Napoli che impedisce la denuncia di un parroco su una discarica abusiva di amianto per futili motivi formali.
Qui sotto la risposta indignata dei cittadini (crediamo che anche il governo debba dire la sua come ha giustamente fatto sul caso del bambino portato a forza via dalla scuola. Sarebbe anche opportuno che gli schieramenti politici che si presenteranno alle prossime elezioni inseriscano nei loro programmi, e effettivamente realizzino poi, una totale riforma della macchina burocratico/istituzionale):
“Da cittadino mi sento mortificato innanzi a un comportamento arrogante da parte di un organo istituzionale così importante. Invece di stringere la mano a tutti gli attivisti che dedicano il loro tempo a contrastare il fenomeno delle eco-mafie, il PREFETTO (pardon, il SIGNOR PREFETTO) mortifica il prete anti mafia, don Patriciello, reo aver chiamato “Signora” e non “Signora Prefetto” la propria collega casertana. Il rimprovero è brusco, forte ed umiliante e il prete cerca di giustificarsi come può. Io da semplice cittadino (senza il Signore davanti) chiederei al Signor Prefetto le pubbliche scuse. Onore a chi si batte per la propria terra. Signori si nasce direbbe il buon Totò.”
il caso del prefetto di napoli vs il parroco antimafia

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